Quella volta a Genova.../Tagebuch eines Bücherwurms

Il Castello Foltzer, dall’oleificio alla biblioteca


Dall’ultimo post dedicato a questa rubrica è passato qualche tempo, l’università mi ha tenuto impegnata e non ho avuto il tempo necessario da dedicare alla ricostruzione delle storie che Genova conserva gelosamente.
Ora posso finalmente tornare a seguire
Lettere dal mondo con regolarità: per riprendere il ritmo ho deciso di partire da una storia che per tanti versi mi appartiene, un tuffo nella mia infanzia…

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Sono passati quattordici anni da quando è stata inaugurata la nuova sede della Biblioteca Cervetto, nel quartiere di Certosa, dove sono nata e cresciuta. E’ stata la prima e unica biblioteca della mia vita: chi mi conosce sa quanta fatica mi costi restituire un libro “preso in prestito”, dopo averne assaporato ogni pagina. Non sono mai stata un’assidua frequentatrice di biblioteche, ma la Cervetto ha il gusto dei ricordi dell’infanzia, dei libri per ragazzi, della mia prima lettura del Gattopardo e, a renderla tanto speciale, contribuisce anche l’incredibile location: il Castello Foltzer.
Perché se è un castello l’ultima cosa che ti aspetti di trovare nel bel mezzo della periferia genovese, è proprio quello che ci troverai. Alcuni lo definiscono “minicastello“, ma pur sempre di castello si tratta.

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Il Castello Foltzer visto da via Jori

Sorge alla fine di via Jori, si affaccia sul rio Torbella e non può passare inosservato. La storia di questo edificio è avanzata insieme a quella del quartiere, tra alti e bassi, rinnovamento e abbandono.
Se già in una planimetria del 1784 è attestata l’intenzione di costruirlo, il castello verrà edificato solo tra il 1858 e il 1860 su commissione del sindaco di Rivarolo, G.B. Cavaleri, che avrebbe voluto usarla come dimora, ma che non la abitò mai. attorno all’edificio sorgeva un vasto giardino che si estendeva fino alla riva del Polcevera, ora costeggiata da via Perlasca.
Ben presto la proprietà passo di mano varie volte, ma l’edificio conservò sempre il nome di “Casino Cavaleri“.
Per più di vent’anni, il castello dovette essere adattato e riadattato alle esigenze di chi lo possedeva: diventò casa da gioco e poi orfanotrofio, fino a diventare residenza dell’industriale Emilio Foltzer, che si stabilì in via Jori verso la fine degli anni Ottanta, insieme alla sua impresa. L’oleificio Foltzer cambiò ancora la fisionomia del complesso: il giardino fu adibito a deposito di stoccaggio per fusti e barili.

Più tardi l’edificio fu dismesso e solo dopo l’ascesa di Mussolini divenne Casa del Fascio. Nel secondo dopoguerra fu invece sede della sezione rivarolese del Partito comunista. Più tardi iniziò il suo progressivo declino verso l’abbandono, che durò fino agli anni Novanta, ne ho un vago ricordo, un edificio un po’ spettrale.
Fu nel 1997 che il Comune di Genova, ora proprietario del castello, fece partire i lavori di restauro. A quest’operazione di recupero è seguita la riqualificazione del quartiere di Certosa, che nei primi di anni 2000 ha cambiato volto, rinnovandosi. 

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E’ così che il castello Foltzer è diventato sede della Biblioteca Cervetto, nel suo giardino sorgono un parco giochi e un centro sportivo.
Ora un po’ di tempo è passato e i segni degli anni iniziano a notarsi, ma penso sia fondamentale continuare a valorizzare questa struttura. Per un quartiere di periferia, può avere un’importanza cruciale.
Nonostante sia passato più di un secolo e mezzo dalla sua nascita, questo polo ha conservato il suo ruolo di punto di riferimento per la zona e forse, ai giorni nostri, la mantiene viva.

Se passerete per via Jori, non potrete far a meno di notarla, dall’esterno, lo stile neogotico della costruzione spicca su tutto il resto, ma io vi consiglio caldamente di entrare: all’interno è stato ricreato un ambiente molto accogliente, ideale per la lettura e lo studio. Fateci una capatina.

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Marta Fiorellino

6 thoughts on “Il Castello Foltzer, dall’oleificio alla biblioteca

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  3. credevo fosse una leggenda la storia che il castello fosse un casino’ come raccontava mio padre dicendomi che un antennato nostro (fosse un grosso personaggio addirittura un negriero si suicido’ nel polcevera dopo aver perso tutto si dice anche che dono’ tutta l’argenteria di casaper costruire le campane della chiesa del garbo)cosa ci sia di vero non l’ho sapro’ mai so solo che io sono MISCIO sparato ciao

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    • Caro Renzo,
      queste sono tutte le informazioni che sono riuscita a raccogliere, ma chissà… Magari c’è altro da scoprire! Questo edificio mi ha sempre affascinato, lo ricordo prima del restauro, ma sono riuscita a trovare foto…

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